venerdì 10 giugno 2011

Discutere di politica diventa sempre più difficile

Oramai discutere di politica diventa sempre più difficile.
Se non si parla contro Berlusconi si è considerati servi. Se non ci si esalta davanti a buffoni millionari che pretendono di imporre il loro pensiero a tutti, si viene aggrediti verbalmente ( e non solo). Se si cerca di ragionare in maniera seria, e non secondo la vulgata propagandistica, si viene derisi perchè considerati menomati.
La sinistra è sempre più incapace di avere un leader ed un programma comune, e quindi di rappresentare una reale alternativa di goveno.
Sempre più gli esponenti della sinistra, ma anche i semplici simpatizzanti, sono incapaci di discutere serenamente su temi concreti che interessano le persone e quindi insultano. Per non parlare poi del sempre più diffuso uso che si fa di cantanti, attori, vignettisti e magistrati che assurgono al ruolo di santoni per colmare, con i loro interventi, le lacune di una sinistra sbandata.
Poco importa se chi assume il ruolo di santone si arricchisce sfruttando anche l'ingenuità di chi li segue, tanto questi sono i capitalisti buoni.

venerdì 3 giugno 2011

Le occasioni perse. Ultime elezioni a Napoli: il mancato dibattito sul centro storico e sulle periferie.

Le occasioni perse. Ultime elezioni a Napoli: il mancato dibattito sul centro storico e sulle periferie.
Le ultime elezioni comunali hanno trascurato di affrontare temi importanti della città di Napoli. I candidati, immersi nella “monnezza” in tutti i sensi, non hanno inteso presentare proposte ai cittadini.
Le problematiche che affliggono il centro storico di Napoli sono in gran parte dovute ad un fenomeno comune a tante città di grandi dimensioni ed è un fenomeno che causa una lenta agonia di luoghi una volta pulsanti di vita, nei quali si svolgevano le attività più importanti della città, ma anche una vita di relazione che coinvolgeva tutti i ceti sociali.
Gli edifici che prima erano destinati ai più diversi tipi di abitanti vengono sempre di più adibiti ad uffici, centri commerciali, abitazioni di lusso.
Le popolazioni tendono prima ad allontanarsi dal centro per poi, con un’inversione di tendenza, a ritornare nei centri, ma non è più del popolo, ma solo la borghesia professionale. Nel migliore dei casi si assiste al tentativo di rendere i centri storici una sorta di museo a cielo aperto vissuto da turisti che si aggirano nei luoghi che una volta furono centri di vita comunitaria.
Napoli non sfugge a questo destino, con un’aggravante: coscientemente le amministrazioni hanno favorito l’allontanamento delle popolazioni dal centro verso le periferie, in luoghi dove è dispersa la ricchezza dei rapporti tra gli individui che caratterizzava gli abitanti del centro storico della città.
Con la perdita della ricchezza dei rapporti si è dato un grosso contributo alla creazione di generazioni di giovani che hanno smarrito qualsiasi punto di riferimento tradizionale. I giovani cresciuti all’interno dei quartieri periferici hanno creato nuovi modelli ai quali richiamarsi, modelli che, purtroppo, in molti casi, hanno forgiato giovani e spietati camorristi, attratti da facili guadagni e da una vita con regole alternative che si contrappongono a quelle ufficiali.
Il Centro storico di Napoli è stato quindi spogliato di gran parte della sua popolazione la quale, lasciando i luoghi nei quali ha vissuto, ha favorito due fenomeni che procedono di pari passo: la creazione di periferie abbandonate e la trasformazione del centro storico in un luogo che possiamo definire “periferia centrale”.
L’allontanamento di molta popolazione dal centro storico di Napoli verso le periferie e verso il suo interland, ha creato molte difficoltà soprattutto nei comuni contermini che si sono trovati a fronteggiare un aumento della popolazione e quindi del bisogno abitativo al quale si è risposto con un’urbanizzazione molte volte selvaggia, senza un coerente sviluppo del territorio e con un consumo di suolo eccessivo rispetto a quello che si sarebbe ottenuto con una più oculata politica insediativa.
Più opportuno, invece, sarebbe stato impedire la desertificazione del centro storico e favorire il restauro delle abitazioni e, dove possibile, la rottamazione degli edifici senza pregio artistico, architettonico o storico. Naturalmente ciò non avrebbe esclusa l’espansione all’esterno del centro storico e nei comuni vicini, ma tutto ciò sarebbe stato certamente più semplice se ci fosse stata una risposta adeguata da parte di un’autorità, quale la Provincia, che per tempo avesse definito il piano territoriale di coordinamento, il PTCP. Questo strumento molto importante potrebbe consentire di regolare gli insediamenti abitativi in modo certamente più coerente con un armonico piano di sviluppo dell’intero territorio di quanto possa fare ogni singola realtà comunale.
Le problematiche connesse del centro storico e delle periferie, esaltano la necessità di avere un’autorità in grado di gestirle in maniera complessa, superando gli stretti confini comunali, perché le sorti del centro storico della città di Napoli si legano a quelle delle periferie e a quelle dei comuni dell’intero territorio provinciale.
La difficoltà nel gestire problematiche insediative in luoghi che sono periferici rispetto alla città, ma in realtà inserite in un tessuto urbano continuo, si evidenziano soprattutto nella incapacità di gestire molte funzioni e che si traducono sostanzialmente nella incapacità, ma anche impossibilità, di una adeguata pianificazione urbanistica.
Il tema della pianificazione urbanistica nelle periferie napoletane, imporrebbe l’uso di strumentazioni urbanistiche sovra comunali che autorità sovraordinate potrebbero adottare sulla base del principio di sussidiarietà.
Ma l’assenza di idee e proposte è evidente a tutti!